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(D0803) La vita di Arsen'ev - Ivan Alekseevič Bunin(1966)(44/1)

Aggiornamento: 1 ago 2023


La vita di Arsen'ev - Ivan Alekseevič Bunin

Serie " I premi Nobel per la letteratura" #34

Nobel anno 1933 : “per la precisione artistica con la quale ha trasposto le tradizioni classiche russe in prosa”


Italiano | 1966 | 360 pagine

Titolo originale: Žizn’ Arsen’eva Traduzione: Ettore Lo Gatto


"La vita e l'opera di Arsen'ev" di Georgij Adamovič


"La vita di Arsen'ev"

Questo romanzo è nello stesso tempo un'autobiografia adornata di qualche episodio dovuto alla libera fantasia dell'autore e un immenso quadro della vita russa d'altri tempi. La natura, l'amore, la morte: tutto sommato, il fondo resta identico a quello delle altre opere di Bunin. Tuttavia il tema della morte si riattacca qui al mondo anteriore alla rivoluzione e ispira all'autore pagine di altissimo lirismo. Egli racconta la sua infanzia, la sua giovinezza, le sue prime emozioni letterarie, i suoi primi amori, ma attraverso la ricchezza dei dettagli e a dispetto dell'impresa di quel byt di cui ho già parlato, riesce a evocare la vita in un senso quasi cosmico della parola e l'esalta con uno slancio che va sempre crescendo. Mai ancora la gioia di vivere, gioia tanto più preziosa in quanto limitata nel tempo, e il sentimento di riconoscenza verso le forze sovrane che hanno fatto sorgere la vita, erano state espresse da Bunin con più vigore. E tuttavia ai suoi inizi egli era passato per un pessimista convinto.


La vita di Arsen'ev è difficile da analizzare, perché, malgrado le sue dimensioni, la si crederebbe scritta di getto, senza che un capitolo possa essere staccato dall'altro. È un libro da leggere, rileggere e meditare, non da sfogliare in fretta per sapere che cosa accadrà. L'azione manca totalmente di quel che si chiama attualmente suspense, e d'altra parte Bunin aveva orrore per quel genere d'artifici drammatici che egli bollava come puerili e il cui abuso respingeva in Dostoevskij. Tutto vi è calmo, a un livello quasi sempre eguale, tutto si svolge con una lentezza maestosa, per metter capo a una fine che non è tale e lascia il lettore soggiogato sotto la sua sete. (dall'introduzione di Ettore Lo Gatto alla traduzione italiana)

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